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96 | pensieri e discorsi |
Non fuggiranno già sempre i topi congiurati! Nè sempre, già allora, erano fuggiti, avanti i granchi! E s’avvicina il tempo in cui apprenderanno a resistere e ad assalire, a morire e a vincere; e molte nobili teste, con le barbe o no, o Tristano, saranno strette dal laccio o recise dalla scure. Sta per fluire, o Tristano, il sangue generoso a fiotti, il sangue che sarà fuoco, fuoco inestinguibile, che ridurrà in cenere il passato di schiavitù e abbiezione, che pur hai detestato con la parola giovanile!
Vanità, vanità: dice il tuo cuore, stanco.
VII.
Vanità i severi economici studi, vanità ogni speranza di miglioramento sociale. Tu ridevi, scrivendo ad Aspasia, della felicità delle masse, perchè aggiungevi: “il mio piccolo cervello non concepisce una massa felice, composta d’individui non felici„. Tu aggiungevi ancora: “I miei amici si scandalizzano; ed essi hanno ragione di cercare gloria e beneficare gli uomini; ma io che non presumo di beneficare, e che non aspiro alla gloria, non ho torto di passare la mia giornata disteso su un sofà, senza battere una palpebra„. E tu confermi queste terribili parole col tuo presente ragionamento e coi gelidi amarissimi versi al candido Gino. Felicità comune? vanità! Scienza? vanità! Progresso? vanità! Anche la poesia, che non può essere utile, che non può cantare
i bisogni
Del secol nostro e la matura speme,
anche la poesia è dunque vanità.