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94 | pensieri e discorsi |
E dice a quella addio senz’altro speme
Di riscontrarla ancora
Per la mondana via?
E quella è diventata polvere e scheletro, ossa e fango, fango e ossa: vista vituperosa e terribile da nascondersi agli occhi di chi pur l’amò. Tu dicevi che agli uomini non era stato dato di bello che l’amore e la morte. L’amore era un inganno, l’estremo inganno. Perì. Nè speranza più, nè desiderio. Non restava che il morire, dunque. Tu dicevi:
al gener nostro il fato
Non donò che il morire.
Ora anche il morire è infelice e la natura anche in questo è crudele. Tu non lo sapevi poco fa, quando pur suggerivi al tuo cuore stanco:
Omai disprezza
Te, la natura, il brutto
Poter che, ascoso, a comun danno impera,
E l’infinita vanità del tutto.
VI.
Del Tutto. E la tua patria italiana, o Tristano, la tua patria, per la quale ardevi d’amore ringraziando il cielo d’averti fatto italiano, quella a cui, ventenne, nel compiere anzi il ventesimo anno, dicevi con voce di delirio: “O patria, o patria mia: non posso spargere il sangue per te, che non esisti più„; quella a cui, nella tua veemente canzone, auguravi la gloria e il ferro, a cui consacravi il tuo sangue, che doveva essere foco agl’italici petti; quella tua patria che