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92 pensieri e discorsi

Solo con quel pensiero la vita poteva vincere in gentilezza la morte... sebbene quanta, per quello, era pur la gentilezza del morire! Ecco la morte prendere la figura della donna apparsa nella prigione a Socrate, e le ali dell’angelo, e il seno del Redentore in cui volontieri si riposa. Tutto ciò che di più grande, di più alto, di più santo, imaginarono, sognarono, soprasentirono gli uomini, tu lo richiamasti al tuo pensiero, per adornarne la sorvolatrice della nostra via, la compagna dell’amore. Oh! tu la desiderasti sempre, la bella morte, sin dal cominciar degli anni, quando contemplavi la fontana con gli occhi pensosi della fine; ma il tuo desiderio si mescolava poi al pianto amaro. Poi no: il desiderio nasceve languido e stanco insieme con l’affetto d’amore, ed era gran parte della soavità di quello. Ma anche cotesta dolciura dell’anima passò: sottentrò la notte senza stelle, invernale. Era un inganno e tu ti accorgesti con ira dell’errore e dello scambio. Aspasia era una figlia della tua mente...

Anche l’amore, vanità!


IV.


Ma ti restavano con la loro infinita bellezza la terra e il cielo. Non ricordi, Tristano, gli occasi del tuo borgo, fiammeggianti dietro monti lontani, e la siepe dell’ermo colle, e la luna pendente su esso, e la pioggerella mattutina che picchiava alla tua villetta, e le stelle dell’Orsa scintillanti sul giardino, e le lucciole erranti per le siepi, e lo schiarirsi del cielo dopo la tempesta, e il suo incupirsi dopo il