Ma le trombe di Gerico
Tacquero una mattina:
Sparve dal ciel degli angeli
La tinta porporina,
E innanzi a un muro orribile
Torvo piantossi e altiero 49Il dubbio, in manto nero.
E da quel dì mi seguita,
Mi seguita indefesso:
Da lungi or or guatavami,
Mi sta sul collo adesso;
Paziente come un monaco,
Furbo come una strega, 56Discute, afferma, nega;
E un’acre, ineluttabile
Voluttà di dolore,
E una superbia indomita
E un fremito d’orrore,
Come note di cembalo
Che canta, o stride, o geme, 63Coll’ugna rea mi spreme.
— O fedeli! o cattolici!
Alme beate e pure,
Nel dogma e nel misterio
Dell’avvenir secure!
Turba che ancora, attonito,
Mi arresta per le vie 70A udir le litanie,