Forse che fra l’incudine e il martello
Egli gemere udìa sillabe arcane:
Il motto ignoto dell’immenso Bello,
La cifra oscura della Sfinge immane!
Amo il buio e il fragor della fucina,
E mi piace l’artier che tempra il ferro:
La polverosa sua faccia ferina,
Gli occhi di foco, e le braccia di cerro.
Fossi fanciulla bianca e delicata,
Vorrei sporcarmi al suo nobile petto:
L’arte soave sulla lena innata,
E sulla forza verserei l’affetto.
O Polifemo! il gaio mondo antico
Ossa e Pelia inforcati ancor vedea,
Se fosse giunto all’isola un’amico
A condurti per man la Galatea!