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notte di carnevale 163


Ma or rincasa; gelato è il primo albore;
     Torna, torna ubbriaco al mesto tetto
     Che orbò la morte d’ogni tuo diletto;
     Alzerà il vino un lembo al velo bruno,
     50Rivedrai, brancolando, i tuoi parenti,
Ad uno, ad uno.

Chi sei tu? — Non ricordo.... — E il domicilio?... —
     — Sulla terra! — Ma dove? — È il mio segreto!
     E di seguirmi vi faccio divieto;
     55Or sulla terra, e presto sotto terra,
     E presto in cielo.... me lo ha detto il vino,
E il vin non erra! —

Vattene a casa.... arrivano i monelli,
     La tua canizie burlata non sia;
     60Dimmi, tua moglie la era saggia e pia?
     Quante volte avrà pianto al tuo ritorno.
     Per la memoria sua la brutta scena
Non vegga il giorno.

Si terse una lagrima — poi disse: o signore,
     65Di tenero cuore — la mamma vi fe’!
     Ebben, tante grazie — lasciatemi andare,
     Io voglio ammazzare — la fame con me.

Quei soldi eran gli ultimi — ed or son bevuti;
     Accetti i saluti — lasciatemi andar.
     70Quel bruto d’orefice.... — sei lire.... un anello!...
     Sì grosso, sì bello.... — mi volle rubar.

L’anel della moglie — mio dolce signore,
     Un dono del core — che più non vedrò!...
     Venduti son gli abiti — del povero Tonio....
     75La larva di un conio — più in tasca non ho.