Era l’ora del sonno, e del dolore,
E dei patiboli;
L’ora che il frate le celle, e l’amore
Lascia i postriboli.
L’ora che, errando per la fredda chiesa,
Sbadiglia il chierico;
E la matrona si dibatte, appesa
A un sogno isterico.
Dalle cantine stridevano i galli
Col canto rauco;
E le lanterne erano sgorbii gialli
Sul cielo glauco.
Qualche tempio qua e là si dipingeva
Di negre spoglie;
E il pispiglio dei passeri sorgeva
Fuor dalle foglie.
Ed era un altro dì fra i dì già sorti
E scesi al tumulo;
Un altro giorno che dei giorni morti
Correva al cumulo.