E noi dei versi apostoli,
Tu della scienza duce,
Nella beata luce
Barcolleremo insiem!
105E chiederem l’Ippocrate
Che insanguinò le mani,
Palpando nelle viscere
I patimenti umani;
E ascolterem vocaboli 110Di desinenza achea,
E la superna Idea
Al fango aggiogherem.
Saprai che, da quest’orride
Burle della natura, 115Tutto un sistema eressero,
Tutta una legge oscura;
Che multiformi eserciti
Di mostri in lunghe serie
Espongono miserie 120Al prossimo che vien.
E ha già segnato il numero
Il povero bambino,
E un bel nome scientifico,
E il cippo cristallino, 125Prima ancor che sul lugubre
Letto la madre frema,
E che nell’ansia estrema
Se ne insudici il sen.