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74 il processo di pellegrino rossi

Per avere un posto a Tor di Quinto, da Guerrini fu mandato a Ciceruacchio che trovò all’osteria Hattei coi fratelli Costantini, che non conosceva e imparò a conoscere.

Nega il suo accesso al Capranica. Fino al 18 e al 14 novembre stette alla caccia delle lodole fuori di Porta San Giovanni a nove miglia da Roma e cita a testimoni Filippo Renazzi e Paoletto Borghi.

È fatto ritirare.

È introdotto Gioacchino Selvaggi, il quale non può che ripetere che ciò che disse nei costituti.

Ad istanza dell’avvocato Pietro Frassinelli interrogato dice che nel 1851 fu chiamato dal Capo ufficio passaporti De Magistris da cui gli fu intimato il rimpatrio: provato esser lui romano gli fu ingiunto il rigoroso precetto politico: convinto di non meritarlo fece istanza per giustificarsi. Intanto nel carnevale del 1852 fu arrestato. Dopo sedici giorni fu dimesso e gli fu rinnovato il precetto.

Poi fu carcerato per la presente causa e, dieciotto mesi dopo che stava in carcere, andarono a casa sua per arrestarlo.

Nega aver firmato il ruolo dei Legionari. Dice che queste sue persecuzioni non le può ripetere che da domestici dissapori.

Stante l’ora tarda, recitate le solite preci, l’udienza è rinviata a domani 28 corrente1.

Martedì 28 Marzo 1854.

Recitate ecc. si è introdotto Filippo Capanna, il quale non è andato ad alcuna riunione: un tal Gualdi e un tale Scalzi potranno dire se ciò sia vero.

Ad istanza dell’avvocato Pietro Frassinelli, il Capanna, interrogato, dice che tutte le sere dell’intero mese di Novembre 1848 egli le passò nei negozi del cappellaio Vincenzo Valentini e dell’armiere Giuliano Smoracetti e potranno attestarlo il figlio di Nardoni, di nome Luigi, il figlio di Galanti, Scalzi e Gualdi.

Il signor avvocato Frassinelli chiede che siano interrogati i suddetti giudizialmente.


  1. Processo, Tomo XVI, Verbali Dibattimenti, secondo Verbale.