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236 il processo di pellegrino rossi

romani, il Contemporaneo, e Epoca, la Pallade, ed il beffardo Don Pirlone, quale minacciava, quale prediceva la fine del Ministro nel prossimo giorno della riapertura dei Consigli, e quest’ultimo la mattina stessa del 15 prima del ferale avvenimento presentava una caricatura del Rossi, in cui si accennava perfino alla parte del corpo, ove avrebbe egli ricevuto il colpo. L’assicurava il Bezzi fin dal giorno 14, l’assicuravano i Facciotti, il Colonnello, i legionari, ed altri partigiani; più e replicati avvisi riceveva il Ministro del pericolo, che correva anche pochi istanti prima del suo fine; e lo stesso indirizzo, che veniva distribuito ai Carabinieri qualche ora dopo il delitto, era stato preventivamente disteso, e stampato; alcun altro deponente infine che ebbe accesso nello stesso giorno 14 nel Circolo Popolare, e nel notissimo Caffè delle belle arti, asseriva che parlavasi in que’ luoghi dell’assassinio come di cosa già eseguita, e consumata. Quindi un sessanta legionarii tutti in tunica insieme al Grandoni in militare divisa, non richiesti, nè chiamati da veruna autorità occupano l’atrio del palazzo; i loro ceffi, i loro parlari, i loro simultanei movimenti, le grida, il loro circondar la vittima, l’essere da un di loro vibrato il colpo fatale, il loro comune disparire dopo la esecuzione tutto rivela la esistenza, e l’azione di un tenebroso, ma vasto concerto, ordito con arti, e mente di congiurati.

Considerando come non meno eloquenti siano le cose, ed i fatti che seguirono d’appresso l’enorme delitto, per ritenere il preordinamento, e le fila di un preventivo condetto. Il Galletti, che dicevasi intervenuto al congresso di Torino, scriveva qualche giorno innanzi al 15 novembre da Bologna con istudiate parole non potersi per mancanza di mezzi porre in viaggio, nè per la capitale, onde esser presente al Consiglio il giorno che si riapriva, nè per Macerata, ove era stato destinato in qualità di Presidente del Tribunale di Appello, per cui pregava il Ministero a volerlo in eguale qualifica nominare in Bologna sua patria. Ma il giorno 15 ero invece inaspettatamente già in Roma per ricevere nella sera le ovazioni dei sicari del Rossi, e per assidersi nel dì appresso sul sanguinoso suo seggio. Ed il Montanelli il giorno 16 già annunziava in Firenze gli ultimi avvenimenti di Roma consumati non prima delle ore due pomeridiane del dì precedente. Quindi le ovazioni, i tripudi, e in Roma, e in Livorno, l’inerzia della Civica, i plausi del giornalismo democratico, gli avvenimenti del 16 consumati, e diretti dagli stessi congiurati del 15; il processo infine sull’omicidio abbandonato, e deserto dal Ministero, che succedeva non senza