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volgesse l’animo, e la mente ad istituire un Ministero moderato, e forte, che pari all’altezza delle esigenze de’ tempi, intendesse al rassodamento dell’ordine, e delle pubbliche cose. Ed all’uopo ricorrendo al senno del Conte Pellegrino Rossi, in cui la fama e per sapienza di pubblica amministrazione, e per fermezza di carattere additava l’uomo, che la circostanza richiedeva, lo nominava Ministro dell’Interno, e Polizia. Assunto il Rossi al Ministero alla metà del settembre si affrettava a pubblicare il suo programma, il cui principale concetto era quello di serbare intatta la Monarchia Pontificia, che chiamava sola, e viva grandezza d’Italia.

Considerando, che se l’intendimento, ed i voti del Ministro venivano bene accolti dagli uomini onesti, non lo erano altrimenti da una Fazione, che infingendosi devota ad una causa, che dicevasi italiana, o sotto il velo, e le attrattive di una poesia di principi impossibili ad attuarsi, celava lo sfogo di private cupidità coll’attentare al Supremo potere, ed alla pubblica, e privata sostanza; onde i Club, la Stampa, il Circolo Popolare e primo fra tutti lo Sterbini si dettero ad attaccare violentemente nei pubblici e privati Circoli i principi del Rossi, la sua politica, la sua vita, la sua persona. E frattanto un altro Club organizza vasi, che periodicamente nelle ore della sera congregavasi nel Teatro Capranica, composto della parte peggiore del battaglione dei volontari, che toccata la sconfitta di Vicenza, aveva non a guari fatto ritorno in Roma, e di qua sotto gli ordini di Bartolomeo Galletti era partito a guarnire le Romagne, lasciando costoro, che rotto ogni vincolo di disciplina, sordi, e contumaci agli ordini del Governo di deporre la tunica, e di entrar nelle file de’ battaglioni Civici, tentavano di organizzarsi in Corpo separato, e speciale. La qual brama più forte ancora scuoteva l’animo del tenente Luigi Grandoni che, tratto da ambiziose voglie, e da spirito insieme di emulare il Galletti, anelava grado ed onori da Colonnello, nè per altra via egli il poteva, che col blandire i più torbidi, e più ribaldi di coloro, che erano insieme i più operosi, materia perciò più adatta a strappare dal Governo una malconsigliata concessione. E questo Club presieduto dal Grandoni, composto di gente più spinta, ed ardita, visitato non di rado dallo Sterbini, dal Direttore del Don Pirlone, da altri parlatori del Circolo Popolare, visitato dai faziosi della Congrega Facciotti, divideva gli stessi pensieri, partecipava alla stessa unità di azione.

Considerando che nel nuovo Ministero, e nel Rossi precipuamente che lo informava dei principi già proclamati, scorgendo le