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222 il processo di pellegrino rossi

del carcere e per avere un più umano trattamento. Quando si crederà a quest’uomo? Prima, nel mezzo, in fine? Mai, io credo; perchè un uomo sì vario, incostante ne’ suoi detti non merita fede alcuna. Ma ne meritasse alcuna, qual norma avremo noi per conoscere quando ha mentito, e quando ha detto il vero?

La norma più sicura io credo sia quella di confrontare le sue parole con quelle di Colombina. Questa donna del suo cuore era la depositaria de’ suoi secreti; questa era dimorante al Palazzo di Venezia e tutto udiva e vedeva; questa credette che Zeppacori avesse preso l’impunità, epperò volle secondarlo con piacere manifestando senza ritegno quanto era a sua cognizione. Or bene questa donna che dice sul merito di Grandoni? Nulla. Mentre deduce tante altre circostanze, mentre dice che Zeppacori le magnificava sempre Canino e Sterbini, Ciceruacchio, come quelli che avevano ordinata la morte di Rossi, non le nominò mai Grandoni. Dunque? La conseguenza è chiara; Zeppacori nulla sapeva di Grandoni, nè di fatto proprio, ne de relato altrui, perchè l’avrebbe confidato con tutto il resto a Colomba. Ma già il Tribunale stesso ha dimostrato quanto poco creda alle ciarle di Zeppacori, mentre avendo questi nominato Costa come uno dei Capi della congiura, per referto di Costantini non l’ha punto molestato.

Nulla dirò poi degli scritti intercetti a Grandoni e a Corbò, in cui si crede sieno fatte pratiche per aiutar Grandoni. Io gli ho letti, nè vi ho appreso quel che si suppone in contrario. Si duole della lunga inquisizione, parla sempre della ingiustizia delle sue pene, della propria innocenza, e ricorda talvolta delle circostanze unicamente per richiamo di memoria necessario dopo un lungo tempo trascorso; ma non fa pratiche per intorbidare il vero. A me pare aver combattuto alla meglio gli elementi che si recano contro il Grandoni.

A meglio persuadersi della loro fallacia faccia un’ipotesi il Tribunale. Ponga al posto di Grandoni, il Ruspoli o il Costa, ma precisamente questo, e vedrà che quanto si attribuisce a Grandoni può star bene ai medesimi ugualmente.

Se l’impunito avesse nominato Costa; vediamo; Costa legionanario, interveniente a Capranica, anzi uno del consiglio; Costa al Circolo popolare la sera del 14; designato anche lui da Zeppacori come uno dei capi della congiura; Costa alla Cancelleria la mattina del 15; insomma dapertutto compagno indivisibile del Grandoni. Se queste circostanze non hanno nociuto a Costa per essere avviluppato nella processura, come potrebbero nuocere al Grandoni?