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capitolo ventesimo 177

Fra i pienamente consapevoli che vi presero parte, o in divisa di Legionari, o in divisa della Guardia Civica, o vestiti in borghese vanno notati — oltre i sei correi Luigi Brunetti, Felice Neri, Sante Costantini, Angelo Bezzi, Filippo Trentanove e Antonio Ranucci detto Pescetto — Alessandro Todini, Girolamo Conti detto Girolometto, Filippo Medori, Alessandro Testa, Raffaele e Filippo fratelli Pennacchio, Francesco Costantini, Mattia Calcina, Cesare Diadei Ludovico Buti; e, in parte soltanto informati, Gioacchino Selvaggi, Ferdinando Civilotti, Antonio Maiorini, Giovanni Galeotti detto Scapiglione e Giuseppe Caravacci.

Nell’atrio della Cancelleria assai probabilmente, quasi sicuramente erano, e forse più o meno consapevoli di ciò che stava per avvenire, Ruggero Colonnello, Lorenzo Capperuci, Paolo Papucci, Ampelio Mazzanti detto il sergente Verdone, Innocenzo Zeppacori, Bernardino e Filippo fratelli Facciotti, Luigi Fabri e Paolo Nomai.

Vi erano sicuramente, ma non si potrebbe asserire se e fino a qual punto informati di ciò che stava per avvenire o che poteva avvenire i dottori in chirurgia Luigi Zavaglia, Luigi Bis, Giovanni Ceccarini, Cesare Pestrini, e Ferdinando Buti. O nell’atrio del palazzo o sulla piazza della Cancelleria si trovavano sicuramente, ma quasi certamente non consapevoli della trama ordita contro la vita del Ministro Rossi, Tito Lopez, Giovanni Angelini, Mariano Volpato, Luigi Corsi, Filippo Scalzi e Luigi Escalar; e indubbiamente vi erano, ma indubbiamente ignari della congiura Nino Costa, Giacinto Bruzzesi, Angelo Berni, Giuseppe Scudellari, Pietro De Angelis, Angelo Tittoni, Antonio Fabi, Angelo Orioli.

Forse vi erano, e forse più o meno informati di qualche cosa, Giuseppe Fabiani detto il Carbonaretto, Odoardo e Luigi fratelli Berretta, Giuseppe Giovannelli, Giulio Pinci, Alessandro Altobelli, Giovanni Desideri, Giovanni, Vincenzo e Francesco fratelli Testini, Alfonso Liverani, Antonio Foresti, Nicola Ferrari e Antonio Grimaldi detto Fetone.

Così si hanno, come resultanza degli atti processuali e con la quasi certezza di aver noverati coloro che furono