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capitolo decimonono 89

dassero, parlando di me e di mio fratello: Son figli di preti, che momno ammazzati!

«Fin da allora si tramavano insidie, trame per offuscare la verità, talune delle quali sono state smascherate e le altre si smaschereranno. Sì, ne sono sicuro, poichè è impossibile che, dopo tanti stenti e sacrifica, il Signore Iddio possa permettere un tanto scempio! Io per quel poco di tempo che avvicinai, come ho detto, qualcuno di quelli che viddi (sic) uniti al Brunetti il giorno 15, pella pura ventà posso dire che tutt’altro che riunione al Capranica, tutt’altro che Hunione al fienile fosse (sic) stato il motore di quel delitto: insomma non intesi mai nemmeno una delle menzogne che si vonno far credere dal Bernasconi. Conosco benissimo che anche io potevo essere ingannato, ma siccome in questi fatti si vuol fare di me una delle figure principali, cotà con tutta la franchezza asserisco che l’accordo al Capranica e la riunione al fienile la sera del 14 io non li conosco affatto.

«Se si volessero esaminare i compagni di Bernasconi alle Carceri di Montecitorio si saprebbe in che modo si mercanteggiava la carne umana, peggio che carne da macello: il Luzi, il Bernasconi, il Longhi si concertavano nelle più sfacciate menzogne, suggerendosi vicendevolmente ciò che avrebbero dovuto ciascuno dire fimo a sostegno delle deposizioni dell’altro. Mentì il Longhi quando disse avermi veduto in carrettino con Angelo Brunetti passare, poco dopo il fatto, per la Maddalena; mentì il Luzi falsando ad arte il fatto della colazione di Termini. Che dire del Rutili che volle, con la sua falsa deposizione, far paga una inimicizia che ha con me fin da fanciullo? E tale inimicizia nacque da una ruzza innocente fatta da me a lui in un capanno da caccia di detto Rutili, mentre eravamo tutti in tenera età come potranno attestare Francesco Ricci, Rinaldo Rinaldi e un certo Ferrucci tutti di Fuligno, che conoscono il fatto.

«Di Zeppacori non ragionerò più oltre perchè, dopo le sue tante contraddizioni e dopo la sua ritrattazione in pubblica seduta, confido che il Supremo Tribunale, considerandolo per quello che è, non voglia dare alcun peso e valore alle sue deposizioni.