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ha saputo dare al mondo nè il vaccino, nè il mutuo insegnamento, nè il governo rappresentativo, nè l’abolizione della tratta dei negri, nè l’affrancamento degli schiavi, né l’emancipazione della Grecia, nè nulla infine di ciò che, da un secolo, ha reso il mondo più bello e migliore»1.

Non tutti i Francesi pensavano come il De Broglie, lo Cherbuliez e il Guizot e come - più tardi - mostrò di pensare il Reybaud, che la Francia, cioè, nel Rossi avesse fatto «un prezioso acquisto»2; anzi la maggior parte dei patrioti! francesi videro di malanimo il rapido ascendere di questo straniero. Per il che la nomina sua produsse una certa commozione alla Scuola di diritto, la cui Facoltà non era stata consultata; gli oppositori politici del Ministero videro in quell’atto un arbitrio ministeriale, gli invidiosi un atto di favoritismo. Quindi cinque professori della Scuola di diritto, mentre il Rossi aspettava in una vicina stanza di essere ammesso a prestare il giuramento per dar principio alle sue lezioni, sollevarono le più formali obiezioni contro la legalità della nomina di lui. La maggioranza dei professori, però, benchè tutt’altro che benevola verso il Rossi, non volle seguire i cinque suoi colleghi, capitanati dal professore Bugnet, i quali volevano che si chiedesse allo straniero non solo il decreto di naturalizzazione, ma anche la laurea dottorale conseguita in una scuola francese. E quando i cinque videro respinta questa loro proposta, emisero formale protesta ed uscirono. Allora la maggioranza, rimasta nell’aula, deliberò che si domanderebbero al Rossi spiegazioni sulla questione della naturalizzazione. Ammesso alla presenza dei colleghi. Pellegrino Rossi presentò l’ordinanza reale con cui, in data del 13 agosto 1834, egli era stato naturalizzato francese, onde fu ammesso a prestare giuramento3.

La protesta dei cinque professori fu inviata prima al Con-

  1. A. E. Cherbuliez, nell’articolo della Bibliothèque Universelle, del febbraio 1849. Severissimo ed esagerato giudizio; poichè appar chiaro che, anche ammettendo il cieco chauvinisme e la blague oltracotante della grande maggioranza dei Francesi, non si poteva e non si doveva dimenticare l’efficace concorso che la Francia ha apportato nella storia della civiltà umana dal Montagne e dal Rabelais al secolo di Luigi XIV, e dal Rousseau e dagli Enciclopedisti alla proclamazione dei diritti dell’uomo e alla promulgazione del Codice Napoleone.
  2. L. Reybaud, art. cit.
  3. Colmet-Daage, art. cit.; Fr. Guizot, Mémoires, ecc, loc. cit.