Pagina:Pellegrino Rossi e la rivoluzione romana I.pdf/83


capitolo secondo 75

Assai è pure lodato, il Rossi, per aver oppugnato il protezionismo e per «aver fatto obietto di due capitoli la libertà di commercio, i quali capitoli sono modelli di chiarezza e di logica argomentazione»1; è altamente lodato per avere, energicamente e con mirabile eloquenza, combattuto il materialismo di quegli economisti che paragonavano l’operaio alla macchina e per aver rivendicato le differenze che pongono l’uomo assai sopra alla macchina2; è altamente lodato per l’esame amoroso e sapiente da lui fatto della questione operaia e «per avere tracciato, con una autorità e con uno splendore che rendono ormai facile la vittoria, il cammino che si dovrà seguire per armonizzare gli interessi degli intraprenditori e quello degli operai, restando nel campo della realtà, fuori del quale l’economia politica non può lottare, dal momento che Adamo Smith, che era un grande intelletto, volle farne una scienza sperimentale; onde sarebbe una infelice deviazione dare ad essa andamenti troppo speculativi»3; è altamente lodato perchè «investigatore paziente e laborioso, egli ha messo in rilievo il legame che unisce le osservazioni fra di loro e la causa principale della loro esistenza; spirito ingegnoso e sagace egli ha dedotto, con moltissima chiarezza e precisione, le meravigliose combinazioni del lavoro, i magnifici effetti della volontà umana, e le grandi leggi che entrano nella cerchia del mondo econo-

    altro che un romanzo». E imprende a ribattere, con ragioni veramente fiacche e speciose, la dimostrazione del Malthus, che l’Evenett aveva, almeno, precedentemente, cercato di combattere con contro-dimostrazioni statistiche. Ma che direbbe il Reybaud, al giorno d’oggi, in cui i fatti hanno non soltanto dimostrata, ma oltrepassata la verità della dottrina malthusiana? Pellegrino Rossi cercava di attenuare tutte le possibili conseguenze di quella dottrina, procurando di indebolire alcuni dei dati e delle previsioni su cui essa si fondava, ma ne riconosceva tutta la serietà, la gravità e l’importanza. Anche il Garnier e il De Puynode trovano bellissima l’Introduzione del Rossi al Saggio del Malthus.

  1. L. Reybaud, art. cit.
  2. H. Baudrillart, art. cit. «La macchina a vapore», esclama Pellegrino Rossi, «non è destinata che a produrre: essa non è che un mezzo: se la sua azione paga il carbone che essa consuma, le spese che essa esige, si fa agire: diversamente si spezza. Ma l’uomo è fine a se stesso, esso non è uno strumento, esso non produce per produrre. Il mondo, grazie a Dio, non è un mulino a trebbiare in cui una potenza sovrumana abbia chiuso l’uomo, perchè non sia esclusivamente che uno strumento». P. Rossi, Cours d’économie politique citato, tomo II, leçon 8a, pag. 175.
  3. L. Reybaud, art. cit.