Pagina:Pellegrino Rossi e la rivoluzione romana I.pdf/411


documenti 403

Documento N. XLVIII.1


Eccellenza,

Questa mattina si è presentato improvvisamente da me il sig. console austriaco, che si era ritirato da Ferrara l’estate scorsa, all’epoca della guerra italiana, dicendomi che le buone relazioni ristabilite fra i due Stati lo avevano indotto al ritorno.

Quantunque io fossi lontano dal prevedere quello che è accaduto, nondimeno questa visita non ha lasciato di turbarmi, ed ho subito avvertito la polizia perchè si vigilasse, acciocchè nessun inconveniente avesse luogo.

Se non che un articolo comparso oggi nella Gazzetta di Ferrara avendo reso questo ritorno di pubblica ragione, questa sera verso le 10 una folla di popolo si è condotta alla casa del console, ha atterrato lo stemma e vi ha messo fuoco.

Appena avvertito dell’accaduto, ho inviato su luogo i carabinieri, ma la folla accresciutasi da un numero imponente di militi dell’Unione, che non so ancora spiegarmi come fossero fuori dai quartieri a quell’ora, e che devo ritenere gli instigatori, come sono stati in fatto i più grandi cooperatori del disordine, essendo riusciti a forzare la casa, ne hanno estratto tutte le carte, i mobili, e li hanno gettati sul fuoco che ardeva nella strada.

In egual tempo ho avuto l’avviso che si voleva forzare la vicina casa, dove il console era riuscito a ripararsi, ed allora non ho più esitato; mi sono recato sul luogo, ed ho potuto ottenere di far sortire tutti dalla casa de’ console, e ho fatto deporre l’uniforme austriaca del console stesso e molti altri effetti che si volevano ardere, ed ora - che è un’ora dopo la mezzanotte - essendo diminuito il numero delle persone, sono rientrato per farne parte all’E. V., ed in egual tempo ho inviato della forza, carabinieri e civica, alla casa del console ed alle vicine abitazioni per difendere a qualunque costo che sieno forzate; ho ordinato al capitano dei carabinieri di respingere al bisogno la forza colla forza, od ora sto attendendo la fine di questo disgraziato affare.

Fortunatamente per noi nè il Comando austriaco, nè il console stesso mi avevano prevenuto di questa venuta. Ella (sic) poteva esser legale, ma era certamente imprudentissima, sopratutto eseguita in questo modo improvviso, per cui era tolto all’autorità di prendere qualunque provvedimento.

Domando però istantemente a V. E. che i battaglioni dell’Unione siano immediatamente allontanati, ed ho tutta la ragione per credere che se si fosse dato ascolto ai miei reclami ed alle istanti domande di allontanamento, che ne ho fatte, la cosa non avrebbe avuto luogo.

Non lascio di permettermi di fare riflettere a V. E. che l’allontanamento suddetto, oltrechè ricondurrebbe la quiete nella città, che disapproverà altamente l’accaduto, potrà anche passare per una specie di soddisfazione all’insulto.


  1. Dall’Archivio di stato di Roma, Miscellanea politica del 1846-49, busta 35, copertina 327.