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documenti 397

da un incognito individuo aggredito e per opera del quale riportò, mediante colpo di coltello, una ferita incisa verticalmente posta nell’addome, e precisamente nella regione ombelicale sinistra, penetrante in cavità, giudicata, per i sintomi di lesione intestinale, e che già sono in campo, di assoluto pericolo di vita.

La riproduzione di così orrendi misfatti, mentre muove la indignazione di tutti i buoni, riempie l’animo mio del più grave dolore, perchè sfornito di forze, di provvedimenti e facoltà necessarie a frenare l’audacia dei tristi, fatti arditi dalla sicurezza di rimanere impuniti.

Non è perciò che io abbia ommesso e con il maggiore interessamento ed energia di dare incontanente le più precise disposizioni per il reperimento del reo, a malgrado dei pochi indizi, e troppo generici, dati dal ferito Priuli, ed ho qualche lusinga di giungere al discoprimento ed all’arresto dell’autore dello stesso grave ferimento, e tosto che avrò modo di potere alcun che meglio stabilire, con più positive risultanze delle ridette prattiche, mi farò sollecito di tostamente tornare in argomento.

Se il Priuli poi avesse, senza indugio, profittato della benignità della Ecc.za Vostra colla quale erasi piaciuta di accogliere le mie rispettose rimostranze sulla di lui pericolosa dimora in questa città, non certamente avrebbesi oggi a deplorare un così triste fatto; ma egli è perciò d’uopo ricorrere a misure efficaci per ovviare ad altri funesti avvenimenti.

Con profondo rispetto ho l’onore di riprotestarmi

Della Eccellenza Vostra
Li 31 ottobre 1848.

Umiliss.mo, dev.mo ed ob.mo Servo
A. Zanolini.


A Sua Eccellenza il signor ministro dell'interno, Roma.


Documento N. XLIV.1

N. 107.


Eccellenza,

Col mio rapporto del 16 decorso ottobre, n. 101 P. S., notificai alla Eccellenza Vostra la triste condizione in cui trovasi questa città, a causa della sfrenatezza dei malvagi, derivante dalla loro continua impunità. Le dimostrai come, non ostante le ottime qualità del direttore e di alcuni altri impiegati del suo officio, la polizia fosse affatto nulla per corruzione, per mal volere, o per paura degli agenti attivi: che il somigliante doveva dirsi di due processanti, mentre il terzo è pressochè inetto per cagionevole salute: d’onde avveniva che non si colpissero i rei, o colpiti non si rinvenissero le prove della loro colpabilità; ed il tribunale, ora composto di due giudici soli, stante la perdita, per omicidio proditorio, del presidente Bonelli, fosse costretto di assolvere gl’inquisiti, i quali così uscivano dal carcere più guasti, più arditi, più feroci. Da ciò un terrore universale in tutti i buoni, impossibilità di rinvenire testimoni, che osino porre a pericolo la vita loro, deponendo il vero: e con ciò vie meglio assicurata la impunità dei malfattori, e sbandita del tutto la tranquillità dall’animo degli onesti cittadini.


  1. Dall’Archivio di stato di Roma, Miscellanea politica del 1846-49, busta 35, copertina 329.