Pagina:Pellegrino Rossi e la rivoluzione romana I.pdf/307


capitolo sesto 299

pubblicana. Perocchè qualora i repubblicani avessero creduto solo ostacolo al loro trionfo la vita di quest’uomo, per certo avrebbero profittato della gioia feroce spiegata dal popolo per questo misfatto, ed avrebbero, io dico, inaugurato lo stemma repubblicano senza frapporre indugio alcuno al compimento dei loro disegni; e, per lo contrario, solo i repubblicani si dolsero della morte di Rossi, non tanto considerando la sciagurata fine di lui, quanto perchè la sua morte avrebbe immaturamente accelerato lo sviluppo di un ordine di cose a cui credevasi abbisognare altro tempo ed altre vicende»1. A questa opinione inclina anche il Cattaneo, per il quale «la morte di Pellegrino Rossi era desiderata ad un tempo medesimo dai prelati, dai regi e dagli unitari»2; quindi, in altro luogo dei suoi scritti, ove parla delle «occulte congreghe mosse da tante contrarie e perverse ambizioni», e allude alle pretesche e alle alberaste, aggiunge: «in quelle inesplorate tenebre giace l’arcano della morte di Rossi: e già, un anno prima che egli cadesse, veniva additato all’odio del popolo romano come pubblico nemico da quella fazione regia che alla sua morte sali al potere in Roma. Questo è certo»3.

Giudicarono, invece, sul fondamento dell’antico motto cui prodest?, possibili autori, o, quanto meno, mandanti della uccisione del Rossi, i prelati e i gesuiti, il Ricciardi, il Torre, il Filopanti, il Leopardi, il Vecchi, il Rusconi, il Pinto, il Miraglia da Strongoli, il Borie, il Pianciani, il Gabussi, il Perfetti, avvegnachè il partito reazionario giubilasse qua ipocritamente, là apertamente dello scellerato omicidio e avvegnachè dal rivolgimento che susseguì alla morte del Rossi derivassero la fuga del Papa, la intervenzione straniera e la restaurazione del potere assoluto teocratico.

Ma, a questi storici e scrittori di parte liberale o democratica, rispondono di rimpatto gli storici e scrittori papalini, che il par-

  1. B. Del Vecchio, L’assedio di Roma, nei Documenti della Guerra santa d’Italia, Tipografia Elvetica. pag. 50 e 51.
  2. C. Cattaneo, Scritti politici ed epistolari cit., pag. 405.
  3. C. Cattaneo, op. cit., pag. 259. Le quali cose se sgombravano certe allora all’illustre lombardo, che giudicava da parteggiante contemporaneo a traverso alle lenti affumicate della passione, non sono affatto certe per la storia scritta dai posteri.