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capitolo quarto 217






    a ciò inesorabilmente lo avrebbero tratto i suoi scrupoli, le altrui suggestioni, il pentimento degli errori commessi, il tremore da cui era tutto invaso per gli effetti delle concesse libertà. Ci voleva altro che l’anima fiacca di don Abbondio per resistere alle pressioni dell’Austria vittoriosa, del reazionario Borbone trionfante, della setta gesuitico-sanfedistica di cui era egli prigioniero e preda! E che così fosse e che così dovrebbe essere lo provarono i fatti posteriori e l’atteggiamento di Principe assoluto riassunto da Pio IX appena arrivato a Gaeta, e che non volle e non potè mutare mai più. Onde si illusero il Montanari, il Ricci, il Bevilacqua e lo Zucchi che peregrinavano a Gaeta e tutti i moderati che a Roma e nelle provincie credettero possibile il ristabilimento della costituzione nello stato romano. Cosicché il tentativo di Pellegrino Rossi fu, nella realtà storica, una fatale illusione, un funesto sogno morboso di cui egli rimase onorata e lacrimata, ma, fatalmente, predestinata vittima.