Pagina:Pellegrino Rossi e la rivoluzione romana I.pdf/114

106 pellegrino rossi e la rivoluzione romana

gli precludeva l’accesso presso i Cardinali, i monsignori più autorevoli e presso la nobiltà romana1.

«Lasciata passare, con incredibile longanimità, la prima tempesta, Pellegrino Rossi indirizzò una memoria al cardinale Lambruschini, piena di politica sapienza, di dottrina, d’accorgimento e di franchezza, in cui espose a nudo le condizioni della Chiesa cattolica in Francia.

«Disse che i principii della filosofia erano per tal modo radicati nel popolo da non poterli più ormai sradicare, e il tentarlo, sarebbe opera, non che imprudente, fatale; imporre in Francia alcune idee uccise dalla scienza, o dal ridicolo, o dalla rivoluzione essere cosa impossibile; essere anzi il solo osarlo un attentato funesto alla tranquillità del paese e della società ormai sopra altre basi stabilita; parlare apertamente e lealmente, non per il bene del suo governo, ma bensì del cattolicismo, essendo egli buon cattolico; aver serbato la sua fede - checchè le bugiarde fazioni avessero vociferato - intatta a traverso le maggiori tentazioni in Svizzera, ove l’abiura avrebbegli forse aperta la via ai sommi onori: la costanza della sua fede essere testimonio solenne della sincerità del suo linguaggio»2. In conseguenza di quella memoria il Cardinale Lambruschini, che dei gesuiti non era tenero, come quegli che apparteneva, in origine, all’Ordine dei barnabiti e che, da altra parte, era uomo di ingegno, esperto delle cose di Francia, ove aveva qualche anno dimorato, comprese l’importanza delle idee esposte dal Rossi, la necessità di intendersi con questo e volle avere con lui un segreto abboccamento. L’incontro dei due eminenti personaggi avvenne, per l’intermezzo di monsignor Giraud, nel giardino della vigna Cecchini, presso il bastione di Santo Spirito, alle falde del Gianicolo3. I due si intesero; Pellegrino Rossi potè solennemente presentare l’11 aprile 1845, al Pontefice Gregorio XVI, le let-

  1. F. A. Gualterio, Gli ultimi rivolgimenti italiani, Napoli, Angelo Mirelli, 1862, 3° ediz., vol. IV, cap. 58, pag. 243 e seg.; L. C. Farini, Lo Stato romano, Firenze, F. Le Monnier, 1850 2* ediz., lib. I, cap. 10, pag. 124; E. Poggi, Storia d’Italia dal 1814 all’8 agosto 1846, Firenze, G. Barbera, 1883, vol. II, pag. 358; M. Minghetti, Miei Ricordi, vol. I, capit. 4, pag. 183 e 184.
  2. F. A. Gualterio, op. e loc. cit.; M. Minghetti, op. e loc. cit.
  3. D. Silvagni, La Corte e la società romana nei secoli xviii e xix, Roma, Forzani e C. tip. del Senato, 1885, vol. III, pag. 634.