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capitolo secondo 93

ai proprii convincimenti di economista, non avesse dovuto, in omaggio a quei convincimenti, almeno almeno, salvaguardare, con le più ampie riserve, il principio generale di libertà da lui professato, pure ammettendo che, nel caso speciale, per ragioni speciali, la Commissione proponeva, che la proroga del privilegio alla Banca di Francia fosse confermato.

La verità è che il Rossi, in questa, come in parecchie altre occasioni, si lasciò sopraffare dai sentimenti di gratitudine e dai vincoli che lo legavano al ministro Guizot e sacrificò agli interessi del suo partito politico le sue convinzioni di scienziato, come parecchi scrittori hanno notato e come io, per debito di storico imparziale ed obiettivo, ho già dovuto rilevare e rilevato1.

Una grave e ardente questione si discuteva dal 1840 in Francia e agitava gli animi e li divideva in due campi, onde nasceva una mischia che degenerava poi, nel 1844, in generale battaglia.

Nella carta costituzionale del 1830 era stata sancita la libertà d’insegnamento, che il Guizot ministro dell’istruzione pubblica, con la legge del 28 giugno del 1833, aveva introdotta nell’insegnamento primario; e che poi aveva tentato, ma non era riuscito, introdurre nel 1836 nell’insegnamento secondario. Rinnovava il tentativo il ministro dell’istruzione Villemain nel 1841 e poi nel 1844. Ma la questione era alta, grave e complessa e si riconnetteva con tutte le questioni di ordine morale e di organizzazione sociale. Le passioni politiche alimentavano le fiamme di quell’incendio; l’energia, con la quale i clericali domandavano, ad alta voce, l’applicazione della libertà d’insegnamento insospettiva e spaventava i liberali. I più intransigenti fra i clericali, nel chiedere la facoltà di impartire liberamente il medio e l’alto insegnamento, assalivano con violenza la scuola filosofica, l’insegnamento di stato e più specialmente le Università, accusandole dell’indifferentismo religioso, del materialismo, del pervertimento che si dilagavano sulla Francia. I filosofi, i pensatori, gli ammiratori delle Università, i liberali acc-

  1. L. Reybaud, A. E Cherbuliez, J. Cretinau-Joly, A. De La Forge, G. De Peynode, G. Boglietti e A. Curtois, scritti citati.