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La mamma tremava. Nando faceva colazione e non aveva piú finito. C’era ancora la scodella sul tavolo.
— Sono entrati in cantina?
Un tedesco aveva preso una cesta di bottiglie. Sí, Nando l’avevano picchiato in cantina, si sentiva urlare. Avevano trovato le casse e i fucili. Gridavano in tedesco. Li comandava un ometto in borghese, che parlava italiano. La moglie di Nando era caduta per terra. A lui la mamma aveva detto che cercasse di nascondersi, poi venisse da me a dirmi tutto. Ma avrebbe voluto restare con gli altri, salire anche lui in automobile; era venuto avanti e i tedeschi non l’avevano lasciato salire. Allora la mamma gli aveva fatto gli occhiacci e lui era scappato nel campo e la nonna chiamava, gridava. Tanto valeva nascondersi.
— Ti ha detto di dirmi qualcosa?
Dino disse di no e si rimise a descrivere quel che aveva veduto. L’uomo in borghese aveva chiesto a chi servivano le stanze di sopra. Quanti venivano di sera all’osteria. Poi parlava in tedesco con gli altri.
Arrivammo al cancello. Dino disse che aveva già mangiato e che s’era riempito le tasche di mele. Per tutta la strada io pensai alle ville nascoste nei parchi, e che nessuna era sicura per nascondersi.
Ma sulla porta ci aspettava l’Elvira. S’era messa il mantello e aspettava. Era scura, nervosa. Mi corse incontro e piú rossa del fuoco balbettò senza voce:
— Ci sono i tedeschi.
— Lo so già, — volli dirle, ma un suo gesto di prendermi il braccio e tirarmi in disparte senza nemmeno fare caso a Dino, mi spaventò. Non era rossa per pudore, aveva gli occhi costernati.
— Sono venuti due tedeschi, — disse ansando, — hanno detto il suo nome... Sono entrati... hanno visto la stanza...
Fu piú che una nausea, mi si disciolsero le gambe. Dissi qualcosa, non uscí la voce.
— Un’ora fa, — disse l’Elvira bassa e rauca, — non sapevo dove era... non volevo che l’aspettassero... Gli ho scritto su un foglio la scuola e la via. Ci sono andati... Ma ritornano, ritornano...
Oggi ancora mi chiedo perché quei tedeschi non mi aspettarono alla villa mandando qualcuno a cercarmi a Torino. Devo a questo se sono ancora libero, se sono quassú. Perché la salvezza
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