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una bottiglia in cantina, e poi ce la portavamo sul Salto, ci mettevamo tra le canne se era giorno, sulla proda della vigna se c’era la luna, e bevevamo alla bocca discorrendo di ragazze. La cosa che non mi capacitava a quei tempi, era che tutte le donne sono fatte in un modo, tutte cercano un uomo. È cosí che dev’essere, dicevo pensandoci; ma che tutte, anche le piú belle, anche le piú signore, gli piacesse una cosa simile mi stupiva. Allora ero già piú sveglio, ne avevo sentite tante, e sapevo, vedevo come anche Irene e Silvia correvano dietro a questo e a quello. Però mi stupiva. E Nuto a dirmi: — Cosa credi? la luna c’è per tutti, cosí le piogge, cosí le malattie. Hanno un bel vivere in un buco o in un palazzo, il sangue è rosso dappertutto.

— Ma allora cosa dice il parroco, che fa peccato?

— Fa peccato il venerdí, — diceva Nuto asciugandosi la bocca, — ma ci sono altri sei giorni.


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