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bero accettato un bicchiere anche dal Valino. — Con la vita che fa, disse rabbioso.

Poi tacemmo. Io pensavo alla vecchia. Dietro le canne, sbucò fuori Cinto col fagotto d’erba. Ci veniva incontro arrancando e Nuto mi disse che avevo un bel fegato a empirgli la testa di voglie.

— Che voglie? qualunque altra vita sarebbe meglio per lui...

Tutte le volte che incontravo Cinto io pensavo di regalargli qualche lira, ma poi mi trattenevo. Non l’avrebbe goduta, che cosa poteva farne? Ma stavolta ci fermammo e fu Nuto che gli disse: — L’hai trovata la vipera?

Cinto ghignò e disse: — Se la trovo le taglio la testa.

— Se tu non la cimenti, neanche la vipera non ti morde, — disse Nuto.

Allora mi ricordai dei miei tempi e dissi a Cinto: — Se passi domenica dall’Angelo, ti regalo un bel coltello chiuso, col fermaglio.

— Sí? — disse Cinto, con gli occhi aperti.

— Dico di sí. Sei mai andato a trovar Nuto al Salto? Ti piacerebbe. Ci sono i banchi, le pialle, i cacciavite... Se tuo padre ti lasciasse, io ti faccio insegnare qualche mestiere.

Cinto alzò le spalle. — Per mio padre... — borbottò, — non glielo dico...

Quando poi se ne fu andato, Nuto disse: — Io tutto capisco ma non un ragazzo che viene al mondo storpiato cosí... Che ci sta a fare?


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