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— Cosa vuoi che se ne faccia. Quand’abbia visto che nel mondo c’è chi sta meglio e chi sta peggio, che cosa gli frutta? Se è capace di capirlo, basta che guardi suo padre. Basta che vada in piazza la domenica, sugli scalini della chiesa c’è sempre uno che chiede, zoppo come lui. E dentro ci sono i banchi per i ricchi, col nome d’ottone...

— Piú lo svegli, — dissi, — piú capisce le cose.

— Ma è inutile mandarlo in America. L’America è già qui. Sono qui i milionari e i morti di fame.

Io dissi che Cinto avrebbe dovuto imparare un mestiere e per impararlo doveva uscire dalle grinfie del padre. — Sarebbe meglio fosse nato bastardo, — dissi. — Doversene andare e cavarsela. Finché non va in mezzo alla gente, verrà su come suo padre.

— Ce n’è delle cose da cambiare, — disse Nuto.

Allora gli dissi che Cinto era sveglio e che per lui ci sarebbe voluta una cascina come la Mora era stata per noi. — La Mora era come il mondo, — dissi. — Era un’America, un porto di mare. Chi andava chi veniva, si lavorava e si parlava... Adesso Cinto è un bambino, ma poi cresce. Ci saranno le ragazze... Vuoi mettere quel che vuol dire conoscere delle donne sveglie? Delle ragazze come Irene e Silvia?...

Nuto non disse niente. M’ero già accorto che della Mora non parlava volentieri. Con tanto che mi aveva raccontato degli anni di musicante, il discorso piú vecchio, di quando eravamo ragazzi, lo lasciava cadere. O magari lo cambiava a suo modo, attaccando a discutere. Stavolta stette zitto, sporgendo le labbra, e soltanto quando gli raccontai di quella storia dei falò nelle stoppie, alzò la testa. — Fanno bene sicuro, — saltò. — Svegliano la terra.

— Ma, Nuto, — dissi, — non ci crede neanche Cinto.

Eppure, disse lui, non sapeva cos’era, se il calore o la vampa o che gli umori si svegliassero, fatto sta che tutti i coltivi dove sull’orlo si accendeva il falò davano un raccolto piú succoso, piú vivace.

— Questa è nuova, — dissi. — Allora credi anche nella luna?

— La luna, — disse Nuto, — bisogna crederci per forza. Prova a tagliare a luna piena un pino, te lo mangiano i vermi. Una tina la devi lavare quando la luna è giovane. Perfino gli innesti, se non si fanno ai primi giorni della luna, non attaccano.

Allora gli dissi che nel mondo ne avevo sentite di storie, ma


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