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tro i calzoni la roncola. Aveva quei calzoni e quel cappello inzaccherati, quasi celesti, che si mettono per dare il verderame.

— C’è un’uva bella quest’anno, — gli dissi, — manca solo un po’ d’acqua.

— Qualcosa manca sempre, — disse il Valino. — Aspettavo Nuto per quella tina. Non viene?

Allora gli spiegai ch’ero passato per caso da Gaminella e avevo voluto rivedere la campagna. Non la conoscevo piú, tant’era stata lavorata. La vigna era nuova di tre anni, no? E in casa — gli chiesi — anche in casa ci avevano lavorato? Quando ci stavo io, c’era il camino che non tirava piú — l’avevano poi rotto quel muro?

Il Valino mi disse che in casa stavano le donne. Loro, ci devono pensare. Guardò su per la riva in mezzo alle foglioline delle albere. Disse che la campagna era come tutte le campagne, per farla fruttare ci sarebbero volute delle braccia che non c’erano piú.

Allora parlammo della guerra e dei morti. Dei figli non disse niente. Borbottò. Quando parlai dei partigiani e dei tedeschi, alzò le spalle. Disse che allora stava all’Orto, e aveva visto bruciare la casa del Ciora. Per un anno piú nessuno aveva fatto niente in campagna, e se tutti quegli uomini se ne fossero invece tornati a casa — i tedeschi a casa loro, i ragazzi sui beni — , sarebbe stato un guadagno. Che facce, che gente — tanta gente forestiera non s’era mai vista, neanche sulle fiere di quand’era giovanotto.

Cinto stava a sentirci, a bocca aperta. Chi sa quanti, dissi, ce n’erano ancora sepolti nei boschi.

Il Valino mi guardò con la faccia scura — gli occhi torbidi, duri. — Ce n’è, — disse, — ce n’è. Basta aver tempo di cercarli — . Non mise disgusto nella voce, né pietà. Sembrava parlasse di andare a funghi, o a fascine. Si animò per un momento, poi disse: — Non hanno fruttato da vivi. Non fruttano da morti.

Ecco, pensai, Nuto gli darebbe dell’ignorante, del tapino, gli chiederebbe se il mondo dev’essere sempre com’era una volta. Nuto che aveva visto tanti paesi e sapeva le miserie di tutti qui intorno; Nuto non avrebbe mai chiesto se quella guerra era servita a qualcosa. Bisognava farla, era stato un destino cosí. Nuto l’ha molto quest’idea che una cosa che deve succedere interessa a tutti quanti, che il mondo è mal fatto e bisogna rifarlo.

Il Valino non mi disse se salivo con lui a bere un bicchiere. Raccolse il fastello dei salici e chiese a Cinto se era andato a far


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