Pagina:Pavese - Romanzi Vol. 2, Einaudi, 1961.djvu/372


diciotto — com’ero nei giorni prima di mettermi con Guido. Com’ero prima, quando la mamma mi diceva di non credere a niente e a nessuno. Poveretta, che cosa ci aveva guadagnato? Avrei voluto sentire i consigli che padre e madre davano a quest’unica figlia, cosí matta e cosí sola.

Momina mi strusciò col gomito, prendendo la salita di Sassi. Allora capii che la vera mamma, la sorella maggiore, la sorella esigente e cattiva, di Rosetta era costei, questa Momina che tirava le pietre e nemmeno nascondeva la mano — che, come me con Becuccio, non aveva piú niente da perdere.

— Rosetta, — le dissi, — lei non ha delle amiche oltre Momina?

— Cos’è un’amica? — disse lei. — Nemmeno Momina è mia amica.

Momina, assorta nelle curve, non disse nulla. Mi venne in mente che tutti gli anni qualcuno si rompeva il collo sulla strada di Superga. Andavamo forte, sotto gli alberi alti. Quando la salita si raddolcí, cominciammo a vedere dall’alto le colline, la valle, la pianura di Torino. Non ero mai stata a Superga. Non sapevo che fosse cosí alto. Certe sere, dai ponti di Po, la si vedeva nera e ingioiellata di una corona di luci, una collana gettata per storto sulle spalle di una bella signora. Ma adesso era mattino, era fresco e c’era un sole d’aprile che riempiva tutto il cielo.

Momina disse: — Non ce la faccio piú — . Venne a fermarsi contro un mucchio di ghiaia. Il radiatore fumava. Allora scendemmo e guardammo le colline.

— È bello quassú, — disse Rosetta.

— Il mondo è bello, — disse Momina, venendoci dietro, — se non ci fossimo noi.

— Noi sono gli altri, — dissi guardando Rosetta. — Basta far a meno degli altri, tenerli a distanza, e allora anche vivere diventa una cosa possibile.

— È possibile qui, — disse Rosetta, — per un momento, per il tempo di una corsa. Ma guardi Torino. È spaventoso. Bisogna vivere con tutta quella gente.

— Non devi mica tenerteli in casa, — le disse Momina. — I denari servono a qualcosa.

C’era una siepe lungo la strada, e un’inferriata; piú in là un boschetto e una grande cisterna di cemento, una piscina, piena di


368