Pagina:Pavese - Romanzi Vol. 2, Einaudi, 1961.djvu/369



— Le puttane non godono mai, — disse Momina. Anche Rosetta sussultò.

— Chi piú puttana della Nene? — continuò Momina. — È intelligente, ha il mestiere sulla punta delle dita, e tutto il temperamento che una scultrice può avere. Perché non fa soltanto questo? E invece no. Deve vestirsi da bambina, innamorarsi, sbronzarsi. Un bel giorno farà anche un figlio. Si è fatta la faccia... Lei crede che gli altri ci credano.

— Sei cattiva, — disse Rosetta.

— Momina ha ragione, — brontolai. — Conta il lavoro non il modo.

— Non so quel che conta, — disse Momina. Ci guardò quasi sorpresa, ingenua. — Ho paura che niente conti. Tutte siamo puttane.

Riportammo Rosetta a casa in automobile e al cancello della villa lei mi disse ancora, impacciata, se l’indomani accettavo di prendere il tè. Lo disse anche a Momina.

Arrivai che c’era già Momina. La madre, in un abito viola di velluto, discorreva con una signora secca che mi accolse scrutandomi dalle calze ai capelli, e cominciò a lamentarsi delle gonne a pieghe larghe, e dirmi che non so chi le avrebbe presto ristrette. In questi casi, io dico sempre che chi non accetta la moda a suo tempo, la porta poi l’anno dopo, quando è passata. Allora Momina s’attaccò lei a litigare e scherzare, e Rosetta mi portò alla finestra e mi disse che avessi pazienza, quella donna era una peste.

Il salone era leggero e arioso, non c’era certo la mano della madre. Era diviso in due parti da un’arcata, di qua le poltrone e i tavolinetti leggeri, di là un lungo tavolo lucido sotto un lampadario e una larga finestra a tre luci. Chiesi a Rosetta se ci abitavano da molto tempo. Mi disse di no, che il suo ricordo piú lontano era la casa di Montalto; lei era nata in borgo San Paolo, vicino alla fabbrica, ma l’appartamento doveva esser adesso distrutto o sinistrato.

— Vorrà vedere il giardino, — disse la madre.

Rosetta disse: — Un’altra volta, non è ancora fiorito.

— Falle vedere i quadri, — disse la madre. La peste aveva smesso di parlare di moda e disse che anche a Torino si facevano belle cose. — Non abbiamo bisogno che veniate da Roma, — disse. — Vero, Rosetta? Sappiamo tagliare e dipingere anche noi.

Dopo il tè se ne andò, doveva ancora far visita. La madre tirò


365