Pagina:Pavese - Romanzi Vol. 2, Einaudi, 1961.djvu/352







XXII.

Non se la sentivano, e allora io e Momina scendemmo sulla spiaggia, tra le piante grasse. Mariella ci gridò di aspettarla.

— Questo è il mare, — disse Momina, appoggiata contro la parete.

— Mariella trova, — le dissi, — che con Rosetta esageri.

— Ti pare che esagero? — disse lei freddamente.

Mariella, gridando «Uúh», arrivò con due o tre uomini. — Lo facciamo questo bagno? — dicevano.

— No, raccogliete i sassolini, — disse Momina, — ma non metteteli in bocca.

Si allontanarono davvero. — Senti, — le dissi, colpita, — ti vedi molto con Febo?

— È presuntuoso villano moccioso e peloso. Non basta? — Rideva. — T’interessi a costui?

— No, — mormorai, — vorrei sapere se ti piacciono soltanto le donne.

— Che cos’ha detto quella stupida?

— Sono io quella stupida. Non riesco a capire perché Rosetta non si sposi. Non può mica far altro. È ancora attaccata a te?

Momina mi scrutò un attimo nel sole.

— A me non piacciono le donne, e a Rosetta nemmeno. Quest’è la verità. Se mi piacessero, sta’ certa, non ci penserei sopra. È un’idea che si è messa Rosetta. È successo tre anni fa, eravamo al mare come adesso... Mi entra in camera e mi trova... Non ero sola. Uno scherzetto come a Ivrea. Lei allora volle far la coraggiosa, ma le è rimasta l’impressione e mi considera... qualcosa... come il suo specchio. Capisci?


348