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tita a osservare come Momina tormentava Neri, come un topo. Quattro anni fa. Povero Neri, era elegante e stupido.

— Quel che ci vuole, — osservai.

Ma dopo il matrimonio quel Neri s’era vendicato. Dopotutto ancora suo nonno era stato fattore, di quelli che girano a cavallo con gli stivali per la macchia. Neri aveva preteso di stare in campagna, di curare le sue terre, e Momina l’aveva piantato.

— Lei Rosetta somiglia a Neri o a Momina? — le chiesi.

— Come?

— Suo padre è un uomo che lavora, — dissi. — Lei stima suo padre?

— Somiglio a Momina, — disse senza esitare, e sorrise.

E cosí andammo in Riviera. Ci fu di nuovo che con noi venne la Nene. Facevamo due macchine, due Stude Baker magnifiche. Ero seduta tra la Nene e Rosetta, e ci portava un certo barone, giovanotto, un tipo scemo che non capiva lo scherzo ma s’intendeva di quadri. Guidò, tutto il tempo, semivoltato a discorrere con la Nene di messe in scena e di nomi francesi. Momina era avanti, sulla macchina di Mariella, piena di gente che avevo appena conosciuto. Era ancora buio e minacciava pioggia. Ma tutti giuravano che la domenica in Riviera c’è il sole.

Rosetta parlava appena. Di nuovo mi stupí quella Nene, scultrice o pittrice che fosse, labbra grosse e frangetta, e il suo modo sfacciato di ridere come una bambina. Eppure aveva i suoi trent’anni, poco piú giovane di me. Era anche ingenua e impulsiva e, quando Rosetta le chiese come stava Loris e perché non veniva anche lui, si confuse e abbassò la voce come colta in fallo. Strana ragazza — sembrava una lucertola. Probabilmente era davvero in gamba, e un’artista è cosí che dev’essere.

Ma avevo sonno, la notte l’avevamo passata in casa del barone cenando e aspettando le ragazze per partire. M’assopii. Sull’Appennino incontrammo un brutto vento e in mezzo ai boschi ci prese la pioggia. Poi, via via che usciva la luce, la pioggia diradò, fin che corremmo lungo il mare nell’aria tiepida, a sportelli aperti, sotto gli ultimi spruzzi. Qui i giardini erano verdi e già fioriti. Chiesi a Rosetta se quell’anno andava al mare. Mi disse di no, che tornava a Montalto.

La nostra meta era una villa sopra Noli, ma qualcuno disse: — Andiamo a Sanremo.


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