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mezzo, chiamava lei Gisella, le diceva di non uscire sulla strada. Mi colpí che adesso Gisella si comportava come la vecchia padrona, sospirava, socchiudeva gli occhi; anche il sorriso risentito che gettava alla mia pelliccia e alle calze aveva un’ombra di quell’astio con cui la vecchia giudicava noialtre.

Chiamò le figlie. Avrei voluto andarmene. Quello era tutto il mio passato, insopportabile eppure cosí diverso, cosí morto. M’ero detta tante volte in quegli anni — e poi piú avanti, ripensandoci — , che lo scopo della mia vita era proprio di riuscire, di diventare qualcuna, per tornare un giorno in quelle viuzze dov’ero stata bambina e godermi il calore, lo stupore, l’ammirazione di quei visi familiari, di quella piccola gente. E c’ero riuscita, tornavo; e le facce la piccola gente eran tutti scomparsi. Carlotta era andata, e il Lungo, Giulio, la Pia, le vecchie. Anche Guido era andato. Chi restava, come Gisella, non le importava piú di noi, né di allora. Maurizio dice sempre che le cose si ottengono, ma quando non servono piú.

Rosa non c’era, era andata dai vicini. Ma la Lina, quella sana, corse giú dalla scaletta, saltò nel negozio, si fermò guardinga e contegnosa fuori del cono di luce. Era vestita di flanella, non male, e ben sviluppata. Gisella parlava di farmi il caffè, di portarmi sopra; io le dissi ch’era meglio se non lasciavamo il negozio. Infatti, il sonaglio squillò, entrò un cliente.

— Eh già, — disse Gisella quando la porta si fu richiusa, — eravamo ragazze che si lavorava, allora... Altri tempi. La zia sapeva comandare...

Guardava Lina, con una smorfia di piacere. Era evidente che s’era scelta la parte della madre che si ammazza di lavoro e non permette alle figlie di sporcarsi le mani. Nemmeno il caffè lasciò fare alla Lina. Corse lei di sopra e lo mise su. Io scambiai qualche parola con la figlia — mi guardava compiaciuta — , le chiesi della sorella. Entrò una donna scampanellando e da sopra Gisella gridò: — Vengo subito.

Avevo detto decisa ch’ero a Torino di passaggio, che ripartivo l’indomani: non volevo servitú. Ma Gisella non insistette; mise ancora il discorso sulla vecchia, me ne fece chiacchierare davanti alla figlia: di come la vecchia comandava e dava consigli anche alle ragazze degli altri. Succede cosí sempre. Con la scusa di allevarla, di darle una casa e un marito, la vecchia aveva fatto di Gisella un’altra se stessa — e lei adesso lavorava sulle figlie. Pensavo a mia


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