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per quest’anno non si faceva piú niente. — Quella stupida! — diceva Mariella, e — Leggiamo un atto unico, senz’azione e senza scena, diceva la Nene, e allora saltava su Loris, le guardava con disgusto, come matte che erano, e diceva: — Va bene. Ma non venite a cercar me, allora.
Guardai di nuovo un certo quadro senza cornice, ch’era appoggiato a terra sotto la finestra. Pareva sporco, non finito: da quand’ero arrivata mi chiedevo cosa fosse. Non volevo farmi accorgere, perché Mariella non dicesse: — Su su, mostratele i quadri — . Ma quel pasticcio di colori viola e nerastri m’incantava; non volevo guardarlo e ci tornavo sempre, pensavo tra me ch’era come tutta la stanza e la faccia di Loris.
Dissi qualcosa. Chiesi per quando fosse la recita. — Chi lo sa? — disse la Nene. — Nessuno ha messo un soldo finora.
— Non avete chi paga?
— Chi paga, — disse Mariella cattiva, — pretende d’imporre i suoi gusti anche a noi... Ecco perché.
Loris disse: — Sarei felice se a me qualcuno m’imponesse un gusto... Ma non si trova piú nessuno che abbia un gusto. Non sanno quello che vogliono...
Mariella rise soddisfatta, nella pelliccia. La Nene agitandosi disse: — ci sono troppe Martelli e troppe Mizi in questa storia. Troppe femmine isteriche... Momina...
— Quella esagera, — disse Mariella.
— Momina sa quello che vuole. Lasciatela fare.
— E allora chi viene a sentirci? — disse secca Mariella. — Chi recita? le femmine isteriche?
— Recitare è escluso. Basta leggere.
— Storie, — disse Loris, — volevamo colorire un ambiente...
Continuarono un pezzo. Era chiaro che il pittore ci teneva a sporcare dei teloni, per pigliare qualcosa. E che Mariella ci teneva a far l’attrice. Soltanto la Nene non aveva pretese, ma qualcosa c’era sotto, anche per lei.
Fu allora che arrivò Momina.
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