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improvviso, — ma ieri sera ha conosciuto una mia amica. Perché la rinnega?

— Che amica?

Quelle due del veglione — l’avevo capita. Ma l’invadenza mi dà noia.

— Non ha conosciuto nemmeno Fefé?

— Mi chiedo se ha potuto ricordarsene. Era ubriaco come un carrettiere.

Questa risposta me la conquistò. Dovetti alzarmi e seguirla nel crocchio dei giovani, sulla soglia della sala. Mi fece dei nomi, Pupé, Carletto, Teresina. Mi diedero la mano seri seri o seccati, e attendevano che qualcuno parlasse. Il profluvio di parole con cui la bionda mi aveva strappata al sofà, non m’impedí di sentirmi anche qui un’intrusa, eppure sapevo da un pezzo che in questi casi c’è sempre chi sta peggio. Dentro di me maledissi Morelli e mi sentii cadere il cuore; rividi la vita di Roma, rividi il veglione e la mia faccia nello specchio quel mattino. Mi consolai con via della Basilica e che al mondo ci potevo star sola, e che insomma questa era gente che non avrei mai piú visto.

La bionda stessa ci guardava imbambolata e, mi parve, delusa. Poi disse: — Su, ditevi qualcosa — . Per vent’anni che aveva e tanta voglia di ridere era poco. Ma non conoscevo Mariella e la sua tenacia — era nipote della vecchia del sofà. Si guardò intorno ed esclamò: — Dov’è Loris? Cercate Loris. Voglio subito Loris — . Qualcuno andò a cercare Loris. Gli altri ripresero a parlare, chi inginocchiata contro la sedia, chi seduta; un giovanotto con la barba a mosca teneva il campo e difendeva dalle ragazze un loro amico assente, un certo Pegi, che quell’inverno aveva spalato la neve sui viali — per ingaggiarsi diceva lui, per eccentricità dicevano loro.

«Ingaggiarsi, che vuol dire?» pensavo, quando arrivò Loris, a testa bassa. Aveva al collo la farfalla nera, faceva il pittore. Mi venne il sospetto che la sua importanza tra quella gente nascesse tutta dalla farfalla e dalle sopracciglia pelose. Guardava male, come un toro.

Fece un breve sorriso. Mariella piombò su una sedia e ci disse: — Su su, parliamo dei costumi.

Quando alla fine ebbi capito di che cosa si trattava — una ragazza strillando piú forte degli altri si mise a spiegarmelo — , feci finta di nulla e sorrisi impassibile. Ormai Mariella e gli altri parlavano loro.

— Senza costumi e senza scene non si può.


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