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vecchia che hai dentro è quella di quand’eri ragazzo. A me sembra di esser sempre un ragazzo. È l’abitudine piú antica che abbiamo...
Qualche idiota, di fuori, suonò il clacson di una delle macchine, e quell’urlo rauco, strozzato, fece trasalire Poli.
— Le trombe del giudizio, — disse cupo.
In quel momento entrò Dodo. Ci vide e si fermò. — Quella bestia di Cilli, — esclamò. — Deve aver tolto le mutandine a qualcuna. Le fa fiutare e ti dice: «Se indovini di chi sono, la donna è tua». Domando io...
Poli lo guardava, con l’occhio spento.
— Sei ubriaco? — disse Dodo. — È ubriaco? — Riprese la sua smorfia sarcastica. Si stropicciò le mani e andò al tavolo. — Fa freschetto, — annunciò. — Non so che voglia abbia preso le ragazze — . Vuotò il biccherino e schioccò la lingua. — C’è nessuno di sopra? Poli lo guardava, sempre in quel modo. — Avete visto Gabriella?
Quando Dodo se ne fu andato. Poli riprese: — È bello gridare in quel modo, nella notte. Sembra una voce sotterranea. Sembra che venga dalla terra, o dal sangue... Mi piace Oreste.
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