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XXVII.
— Mi piace poco questa pineta, — disse una sera Pieretto avvicinandosi con Poli fra i tronchi. — È un paese troppo poco selvatico. Rospi e bisce non se ne trovano.
— Che ti piglia? — gli dissi.
— Scommetto, — disse lui, — che ti contenti — . Sogghignò. — Era meglio il pantano. Qui nemmeno ci si può mettere nudi. Troppa civiltà.
— Non mi sembra, — disse Poli. — Viviamo come contadini.
Sbucò Gabriella fra i tronchi e ci guardò sospettosa.
— Complottate? — chiese.
— Magari, — disse Pieretto. — C’è Poli ch’è convinto di vivere alla contadina. A me pare che mangiamo e beviamo come porci. Come signori, via.
— Signori? — disse Gabriella imbronciata.
Allora Pieretto le rise sul naso. — Strane idee ha la gente, — disse. — Vi pare di guadagnarvi la vita?
Ma Poli disse: — Se vuoi metterti nudo, puoi farlo.
— Impossibile, — disse Pieretto. — Qui ci si sente troppo civili.
— Volete mettervi nudi? — disse Gabriella. — Perché no? Ma queste cose i contadini non le fanno.
Pieretto allora mi guardò. — L’hai sentita? Ha le tue idee la signora.
— Non chiamarmi signora.
— Il fatto è, — disse incaponito Pieretto, — che star nudo come stanno le bestie, non ci riesce nessuno. Mi domando perché...
Gabriella sorrise appena.
— Intendiamoci. Vivere nudi, — disse Pieretto. — Non spogliarsi per gioco.
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