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— Altroché, — disse Oreste contento. — Chi non racconta qualche frottola?

Allora Poli cominciò a lagnarsi e accusare tutti noi, Gabriella, la gente, di fermarci alla superficie delle cose, di ridurre la vita a un futile dramma, a una serie di gesti e di etichette senza senso. La gente si agitava in fregola e si giocava la coscienza nelle cose piú materiali e piú sciocche. Chi pensava all’impiego, chi ai vizi meschini, chi al domani. Tutti si dibattevano e riempivano la giornata di parole e di vanità. — Ma se vogliamo esser sinceri, — disse, — che cosa c’importa di queste sciocchezze? Certamente siamo tutti carogne. E allora che cos’è che si chiama crisi? Non certo ubriacarsi coi facchini, che non valgono un dito piú di noi. Non c’è che scendere in noi stessi e scoprire chi siamo.

— È una parola, — disse Pieretto.

— Serve a qualcosa tutto il resto? — disse Poli testardo. — Tutto il resto si compra, possono farlo gli altri per te...

— Non tutti hanno i mezzi, — interruppe Oreste.

— E con questo? Ho detto possono, non che lo facciano. Son sempre cose che non dipendono da noi. Solamente chi sei, non può dirtelo nessuno...

— Ma siamo carogne, — scattò Gabriella. — Oh Poli, non eri d’accordo che siamo carogne?

— Poli sostiene un’altra cosa, — osservò Pieretto. — Che tutti tendiamo a contentarci dell’etichetta, del giudizio corrente. Non basta sapere che siamo carogne, è troppo poco. Bisogna chiederci perché, bisogna capire che potremmo non esserlo, che anche noi siamo fatti a somiglianza di Dio. Cosí c’è piú gusto.

Gabriella andò a rimettere un disco. Alle prime note si volse, tese le braccia e mugolò implorando: — Chi mi vuole?

Si alzò Oreste, e noi tre continuammo a farci fronte. Adesso Poli aveva preso a dire, sogguardando, che se Dio era dentro di noi, non si vedeva il motivo di cercarlo nel mondo, nell’azione, nelle opere. — Se ci è dato di somigliargli, — mormorò, — a chi tocca se non all’uomo interiore?

Io seguivo con gli occhi la gonna celeste, e pensavo a Rosalba. Fui per dire «È già successa questa scena», ma intravidi uno strano sorriso illuminare la faccia di Pieretto.

— Sei sicuro che non sia una vecchia eresia? — brontolò.

— Non m’interessa, — disse Poli brusco. — Mi basta che sia vero.


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