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E Gabriella inviperita: — Oh matto.

Poli sorrise. E Pieretto continuò: — Siamo sinceri. La campagna in agosto è indecente. Che ci fanno tanti sacchi di semi? C’è un tanfo di coito e di morte. E i fiori, le bestie in calore, le polpe che cascano?

Poli rideva. — L’inverno, l’inverno, — gridò Pieretto, — la terra almeno è sepolta. Si può pensare alle cose dell’anima.

Gabriella guardò lui e guardò Poli, e sorrise fugacemente. — L’inverno so come passarlo, — brontolò, — e mi piace quest’odore indecente.

Nei primi giorni che Poli e Pieretto stettero molto insieme, noi s’andò qualche sera con Gabriella a mezza costa, e fumavamo una sigaretta seduti sul ciglione guardando gli alberi minuscoli nella pianura.

Diversamente da Poli che non disse mai una parola sui luoghi, Gabriella cercava e si faceva indicare da Oreste i paesi, le strade, le chiesette. Voleva sapere come vivevano i contadini, e dove Oreste era stato ragazzo, dove andavano a caccia. A me piaceva soprattutto vedere dall’alto il paese delle querce, quel Mombello terra rossa, dove vivevano i fratelli. Ne parlammo una volta che Gabriella, incuriosita, mi chiese se là ci stava la ragazza d’Oreste. Le risposi che c’era di meglio: due uomini in gamba, che lavoravano le loro vigne e bastavano a sé. Oreste taceva. A me pareva, facendo l’elogio di Davide e Cinto, di parlare di lui. Aveva detto Gabriella: — Ma perché ci lavorano se sono loro i padroni? — Mi misi a spiegarle che questo era il bello, che soltanto lavorando la propria terra si è degni di viverci, e tutto il resto è servitú. La vidi ironica schiudere le labbra, che parevano rosee tanto le guance eran bruciate. Disse appena: — Si vede che è gente cosí.

Passeggiando con loro nel sentore di mentastri e di terra riarsa, non potevo levarmi di mente che rispetto alla vigna di San Grato noi eravamo un orizzonte, un’isola in un cielo marino. Non so se Oreste ci pensasse ancora, non era tipo da pensarci. Gli dissi scherzando: — Se nascevi sul Greppo, il tuo orizzonte era quest’altro — . Mostrai col dito la pianura dove biancheggiavano le borgate. — Non hai piú voglia d’imbarcarti, di girare il pianeta?

— Laggiú ci sono soltanto risaie, — disse Oreste, — e poi Milano...

— Oh Milano, non ditene male, — mugolò Gabriella, — dovrò tornarci un giorno o l’altro.


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