Pagina:Pavese - Romanzi Vol. 2, Einaudi, 1961.djvu/216


scendere, ritrovare quei due, parlare con loro, metterci a tavola e far notte un’altra volta, quest’idea mi metteva caldo. La seduta sotto i pini e la luna era durata fino tardi; Gabriella non aveva piú alluso al passato; disinvolta, ci aveva fatto parlare di noi. Ma proprio questo mi restava in gola: la tensione, il sospetto, le cose non dette. Ormai sapevo ch’eran tutti gli stessi, anche Poli, anche lei Gabriella, tutti disposti a scatenarsi per passare una serata. La notte prima, quei tronchi e la luna dovevano aver visto cose nere. Perché tanti discorsi ambigui, buttati come l’edera a nascondere un pozzo, quando tutti sapevamo di che pozzo si trattava?

Lo dissi a Pieretto nella stanza, fumando l’ultima sigaretta. — Mi sai spiegare che cosa facciamo in questa casa? — gli dissi. Non è gente per noi. Loro hanno i soldi, hanno gli amici, hanno buon tempo. Si è mai visto mangiare coi fiori nel piatto? Era meglio la vigna d’Oreste, meglio il pantano. Oreste sí che l’ha capita...

— Però Gabriella ti piace, — m’interruppe impassibile.

— Gabriella? Se litiga sempre. Ci ha già capiti dalla testa ai piedi. Non sa che farsene di noi. Guarda Oreste...

— Oreste vedrai che ritorna, — interruppe Pieretto.

— Spero bene. Domani...

— Non gridare, — osservò Pieretto. — Io di qui non mi muovo neanche se mi mettono fuori. È una commedia troppo bella... Fin che dura.

Allora parlammo di Poli, del suo strano destino — quel dono che aveva di esasperare le donne.

— È un tipone, — diceva Pieretto. — Dovrebbe fare l’eremita. È nato per vivere in una cella e non lo sa.

— Non si direbbe. Le donne sa sceglierle.

— Che vuol dire? È ben questo. Gli vanno addosso come furie.

— Però ci sta. Gabriella è sua moglie. Non sei tu che ci dormi.

Fu allora che Pieretto mi guardò in quel suo modo tra scemo e divertito.

— Quanto sei stupido, — mi disse, — Gabriella non dorme con Poli. Chiunque lo capirebbe. Basta aver gli occhi nella testa.

Si godé il mio stupore e continuò; — Né l’uno né l’altro ci pensa. Non so nemmeno perché stiano insieme.

— Del resto, — riprese, — può darsi che nemmeno se lo chiedano perché stanno insieme.

Dormii bene in quel letto soffice, dal piumino di seta. Star-


212