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— Peccato, — lei disse, — che ieri i tuoi amici non ci fossero.

Chiamò Pinotta e le disse di aprire le vetrate. — C’è ancora puzzo di stanotte, — brontolò. — Gli erotici e gli ubriachi lasciano il sito come bestie. Odiosa quella tua pittrice che fuma l’avana.

— Credevo, — dissi, — che l’orgia l’aveste fatta sotto i pini.

— Sono come le scimmie, — scattò lei, — si sono sparsi dappertutto. Non è escluso che un paio ne rimangano nel bosco.

Poli sorrise, a una sua idea, — Non scende Pieretto? — ci chiese.

Quando Pieretto spuntò in sala, Gabriella aveva già detto a me e a Oreste che al Greppo si viveva in assoluta libertà, si andava e veniva, chi voleva star solo faceva bene a star solo. — Lei scende, io salgo, — disse a Pieretto, — state buoni, ragazzi — . Già l’altra volta era sparita a quell’ora; Poli ci disse che prendeva il sole; ne avevamo parlato sul biroccio e Pieretto aveva detto: — Eccone un’altra che è segnata... Le diciamo di venire al pantano?

Adesso avrei voluto andarmene solo, girare a modo mio la collina fino all’ora di colazione. Invece presi Oreste a braccetto e ci muovemmo sotto i pini. Poli e Pieretto dietro a noi s’erano messi a discutere.


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