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che sapeva d’automobile, di fuga, di strade costiere e giardini sul mare. Da un ciglione sopra la strada pendevano zucche pallide che riconobbi per pale di ficodindia.
Sbucammo in cima tra i cespugli, e qui la macchia si faceva parco vero, una pineta che chiudeva la villa. Adesso sotto i piedi avevamo ghiaietta, e in mezzo ai tronchi si vedeva il cielo.
— Sembra un’isola, — disse Pieretto.
— Un grattacielo naturale, — aggiunsi.
— Cosí com’è, — disse Oreste, — non serve a nessuno. Ci starebbe una clinica, una clinica moderna, con tutti gli impianti. A due passi da casa, vuoi mettere?
— L’odore di morto c’è già, — disse Pieretto.
Il mucido usciva da una vasca a fior di terra, larga e lunga una decina di metri, con qualche masso nel centro, e un’acqua verde, stagnante, cosparsa di fiorellini bianchi.
— Hai anche la piscina, — dissi a Oreste, — ci butti i morti e li ritrovi vivi.
Tra i pini s’intravedeva il bianco della casa. — Fermiamoci qui, — disse Oreste, — vado a esplorare.
Restammo soli col cavallo, e guardavo, tacendo, lo strano cielo fra i tronchi. La mia speranza era che Poli non ci fosse, non ci fosse nessuno, e fatto un giro per il parco tornassimo a casa. L’odore della vasca mi aveva ricordato il pantano, e messo in cuore nostalgia di paese conosciuto. Se mai, scendendo, avrei voluto dare ancora un’occhiata alla boscaglia, che aveva di bello quel selvatico abbandono.
— Chi cercano? — disse una voce chiara.
S’era accostata fra i tronchi, furtiva, in camicetta e calzoncini bianchi, una ragazza bionda, dagli occhi duri.
Ci guardammo. Era evidente nella voce la signora. In quel momento cavallo e biroccio mi parvero ridicoli.
— Cerchiamo Poli, — disse Pieretto, con un sorriso, — siamo...
— Poli? — la donna alzò le ciglia, quasi offesa. Per non guardarle le gambe, dovetti guardare da parte, e in tutti i modi mi sentivo un villano.
— Siamo amici di Poli, — disse Pieretto, — l’abbiamo conosciuto a Torino. Ci dica come sta.
Neanche questa non piacque alla donna, che cambiò la smorfia in un sorriso seccato e ci guardò impaziente.
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