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— Prendi Oreste, — disse. — Lui tutti i giorni di nascosto va a trovare la sua ragazza. È qui a due passi. Non fanno niente di osceno. Discorrono nel giardino, forse si tengono per mano. Lei gli chiede quand’è che avrà dato la laurea e l’avrà tutto per sé. Lui le risponde che è questione di un altr’anno, poi c’è il servizio militare, poi trovare la condotta; tre anni, va bene? e scodinzola e le bacia la treccia...

Oreste, rosso scarlatto, scosse il capo e diede mano alla bottiglia.

— ... E tu dici che questo è peccato? — fece Pieretto scansandosi, — questa scenetta, questo gioco di società, è peccato? Però potrebbe anche fidarsi e parlarcene. Non è un vero amico. Dicci qualcosa, Oreste. Almeno il nome, almeno il nome.

Oreste, rosso, sorrideva. — Un altro giorno, — disse. — Stasera beviamo.


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