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conoscevano le vecchie, forse sapevano di me. Le chiesi se stava a Torino o lassú.
— Torino, — mi disse tranquilla.
Mi accorsi nell’ombra che poteva esser ben fatta. La curva delle spalle e delle ginocchia era netta. Sedeva stringendosi le ginocchia con le mani e abbandonava il capo all’indietro con aria beata. Cercai di scrutarla nel viso.
— Non vuole mica mangiarmi, — mi disse in faccia.
In quel momento si sentí il cessato allarme. Per un istante tutti tacquero increduli, poi scoppiò un gran baccano, e i ragazzi saltavano, le vecchie benedicevano, gli uomini diedero mano ai bicchieri e battevano il tempo. — Per stanotte è passata. — Verranno piú tardi. — Italiani, l’ho fatta per voi.
Lei non s’era scomposta. Abbandonava sempre il capo contro il muro, e quando le balbettai: — Lei è Cate. Sei Cate, — non mi dava piú risposta. Credo che avesse chiuso gli occhi.
Mi toccò alzarmi, perché adesso rincasavano. Volli pagare per il vino ma mi dissero: «Storie». Salutai, strinsi la mano a Fonso e a un altro, chiamai Belbo e, per incanto, mi trovai solo, sulla strada, a guardare la smorta facciata.
Poco piú tardi, ero rientrato nella villa. Ma intanto era notte, notte fonda e l’Elvira aspettava, quasi sugli scalini, con le mani in mano e le labbra cucite. Disse soltanto: — Stasera, l’ha preso l’allarme. Si stava in pensiero — . Scossi il capo e sorridendo nel piatto mi misi a mangiare. Lei mi girava intorno al lume, silenziosa, spariva in cucina, chiudeva gli armadi. — Fosse cosí tutte le sere, — borbottai. Non disse nulla.
Masticando pensavo all’incontro, alla cosa accaduta. Piú che di Cate m’importava del tempo, degli anni. Era incredibile. Otto, dieci? Mi pareva di avere riaperto una stanza, un armadio dimenticati, e d’averci trovata dentro la vita di un altro, una vita futile, piena di rischi. Era questo che avevo scordato. Non tanto Cate, non i poveri piaceri di un tempo. Ma il giovane che viveva quei giorni, il giovane temerario che sfuggiva alle cose credendo che dovessero ancora accadere, ch’era già uomo e si guardava sempre intorno se la vita giungesse davvero, questo giovane mi sbalordiva. Che cosa c’era di comune tra me e lui? Che cosa avevo fatto per lui? Quelle sere banali e focose, quei rischi casuali, quelle speranze familiari come un letto o una finestra — tutto pareva il ri-
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