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Oreste e Pieretto mi chiamarono dall’alto; eran sotto una pianta e facevano salti. — Vada, vada a mangiare le prugne, — mi disse. — Se gli uccelli ne hanno lasciate.
Traversai la stoppia riarsa e li raggiunsi sul cocuzzolo. Sembrava di essere nel cielo. Ai nostri piedi, impiccolita, era la piazza del paese e una giungla di tetti, di scalette, di pagliai. Veniva voglia di saltare di collina in collina, di abbracciar tutto con lo sguardo. Guardai dalla parte del mattino dove finiva l’altopiano, cercai le punte di quei pini. La gran luce s’ingolfava laggiú, nel vuoto tra i versanti, e l’orizzonte tremava. Dovetti socchiudere gli occhi e non distinsi che pulviscolo.
Il padre ci raggiunse saltando sulle zolle.
— È un paese magnifico, — disse Pieretto a bocca piena, — tu Oreste sei matto a non viverci.
— La mia idea, — disse il padre, guardando Oreste, — era che questo giovanotto frequentasse la scuola d’agraria. Diventa sempre piú difficile sfruttare la terra.
— Al mio paese, — interruppi, — si dice che un contadino ne sa piú di un agronomo.
— È buon senso, — disse il padre, — prima cosa la pratica. Ma adesso si fa tutto con la chimica e i concimi, e per studiare da medico, che è una cosa che serve agli altri, tanto valeva fare il passo e imparare a sfruttare i suoi beni.
— È un’agraria anche la medicina, — disse Oreste allegro, — il corpo sano è come un campo che dà frutti.
— Ma se non ti fai furbo non li dà mica a te.
— Ci sono molte malattie della vite? — uscí Pieretto.
Il padre si voltò alla cascina in basso, e scorse l’occhio sui filari, donde si levavano le nuvolette innocenti. — Ce n’è sí, — disse. — La terra degenera. Sarà vero, come dice il suo amico, che una volta la campagna era piú sana, ma il fatto è che adesso, se uno si gira un momento, l’indomani c’è già il malanno...
Senza vederlo, sentii che Pieretto ghignava. — ... La terra è come la donna, — continuava il padre, — voi siete giovanotti ma lo saprete a suo tempo. Tutti i giorni la donna ha qualcosa: ha mal di capo, ha mal di schiena, ha le lune. Ma sí, dev’essere l’effetto del mese, la luna che monta e che cala... — Ci strizzò l’occhio, malinconico.
Pieretto ghignò un’altra volta. — Tu però, — mi assalí brusco,
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