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cena. — Cosí presto? — esclamai. La vecchia dalla tinozza si voltò con un riso sdentato. — A mangiare si fa presto, — gracchiò.

La mamma d’Oreste disse asciugandosi la fronte: — In questa casa siamo troppe donne. Due uomini o quattro non aumenta il lavoro.

La bambina dalle trecce biondette che vuotava col mestolo acqua sulla farina, restò incantata a guardarmi. — Muoviti, — disse la madre, — sei scema? — e riprese a impastare.

Rimasi a guardarle. Dissi che sonno non ne avevo. Andai al secchio appeso al muro e facevo per bere nel mestolo grondante, quando la madre gridò: — Dina, su dàgli un bicchiere.

— Non occorre, — dissi, — quand’ero ragazzo al paese, si beveva dal secchio.

Cosí parlai delle mie stalle, degli orti irrigui e delle oche. — Meno male, — disse la madre, — ch’è già stato in campagna. Cosí c’è avvezzo, sa cos’è.

Si parlò di Pieretto ch’era abituato a un’altra vita e aveva visto soltanto città. — Macché, non patisce, — dissi ridendo, — non è mai stato cosí bene — . E raccontai di quel suo padre matto che li aveva portati in giro di qua e di là, in conventi, in ville, in soffitte. — Gli piace malignare e cianciare, ma è tutta allegria, — dissi. — A conoscerlo bene, guadagna.

La madre impastava. — Qui dovete contentarvi con Oreste, — disse. — Siamo donne ignoranti.

L’ignoranza era il meno. Non glielo dissi lí per lí, ma ero contento che in casa non ci fossero se non donne mature o bambine. Figurarsi una figliola della nostra età, sorella carnale d’Oreste, e noialtri intorno. O un’amica, una Carlotta qualunque. Invece la bimba piú anziana era Dina undicenne, quella che a tavola si cacciava la mano davanti alla bocca ridendo.

Quando chiesi se non c’era un tabaccaio in paese, la madre disse a Dina di condurmici. Uscimmo insieme nella piazza, rifacemmo la strada del mattino. Il vento adesso era caduto; sul lato in ombra delle case donne e vecchi prendevano il fresco. Ripassammo il giardino delle dalie, e notai che tra una casa e l’altra s’apriva il vuoto della valle e spuntavano alla nostra stessa altezza colline come isole d’aria. La gente ci sbirciava sospettosa; la piccola Dina camminava al mio fianco, ravviata e pulita, e cianciava di sé. Le chiesi dov’erano le vigne del babbo.


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