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le dita e lei rideva e mi diceva di star bravo, rideva appoggiandomi la nuca alla bocca. Torcendosi, mi baciò sulla bocca. Certo, sapeva il fatto suo. Le dissi: — Perché ti sei data quell’olio?

E Resína, toccandomi il naso col naso: — Che vuoi fare, canaglia? È proibito.

Continuò a ridere, con quegli occhi piccini, e mi chiese perché non mi davo l’olio anch’io. Allora la strinsi corpo a corpo. Si divincolò e disse: — No no, datti l’olio.

Di piú che baciarmi non fece, benché accettasse di venire tra i cespugli. Passato il primo dispetto, non mi dispiacque che la cosa finisse lí. Sotto il sole, sull’erba, quel profumo e i nostri corpi stonavano; sono cose che vanno fatte in città, dentro una stanza. Un corpo nudo non è bello all’aria aperta. Mi dava noia, offendeva quei luoghi. Accettai di portarla alla piscina di uno stabilimento dove Resína felice scrutò le altre bagnanti e prese la gazzosa con la cannuccia.


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