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Poli frenò di colpo. Eravamo nella campagna nera, davanti alle montagne. La Rosalba rideva eccitata.
— Dove si va?
Dissi netto che non intendevo star fuori tutta la notte.
Poli si volse e mi disse: — Desidero che ci tenga compagnia. Si fidi di noi. Non faremo tardi.
La donna disse desolata: — Fermiamoci, Poli. Perché vuoi correre tutta la notte? Sei sempre cosí temerario.
Poli riaccese il motore. Prima di scattare parlottò con la donna. Vedevo le due teste accostate, distinsi l’ansia e l’intimità delle voci, poi il capo di lei che annuiva con forza. Poli si volse e ci sorrise.
Manovrò sulla strada e ripartí verso Torino. Per i viali deserti della periferia accostammo la collina nera nella notte. Poi corremmo lungo il Po sotto le coste. Passò Sassi. Si capiva che Poli e Rosalba erano già venuti da quelle parti. Lei si stringeva alla sua spalla. Che cosa trovava Pieretto in quei due? Volevo chiedermi se lei sapesse delle droghe di Poli, immaginarmeli insieme ubriachi, detestarli. Ma non ci riuscii. La novità di quella corsa, i bruschi balzi nella notte, le acque nere e la nera collina imminente non mi lasciavano pensare ad altro. — Ecco, ecco, — gridò Rosalba, e già Poli rallentava davanti a una villa illuminata. Svoltò sulla ghiaia e fermò in un cortile di automobili. Davanti, contro il vuoto del fiume, c’era in penombra uno spiazzo, con tavolini a paralume discreto. Vidi le giacche bianche di camerieri.
Quando finí l’agitazione e l’imbarazzo di sederci e ordinare la Rosalba cambiò idea varie volte, non stava a sentire, faceva il broncio e parlava forte; Pieretto posò i gomiti sul tavolo mostrando i polsini sfilacciati — io decisi di lasciarli discorrere tra loro e mi dissi: «Dopotutto è un caffè come gli altri». Mi abbandonai contro la sedia e tesi l’orecchio al lato in ombra, se sentivo la voce dell’acqua.
Ma non era un caffè come gli altri. Un’orchestrina attaccò con fragore, smorzandosi subito, e al centro del cerchio dei paralumi comparve una donna e cantava. Questa donna vestiva da sera e aveva un fiore nei capelli. A poco a poco dai tavoli emersero coppie e ballavano tenendosi stretto, nella penombra. La voce della donna portava le coppie, parlava per loro, si piegava e sus-
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