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Poco dopo ci raggiunse e superò, fragoroso, un grosso camion, pieno di divise screziate, di ragazzi col basco, di canne di fucile. — Mandano avanti la repubblica, — brontolò il carrettiere, — stasera mangiamo il maiale.

Al primo paese li trovammo in piazza fermi. Tedeschi in motocicletta mettevano piede a terra e ripartivano, dagli usci qualche donna osservava. Si sentí un colpo di fucile chi sa dove, nessuno fece caso.

Adesso il carretto trabalzava sui ciottoli. Dovetti scendere. Sbucò un marinaio col fucile pronto. Ci fermammo e, mentre il mio amico frugava nella cassetta, quello, un biondo lentigginoso, alzò il telo che copriva il carico di aratri, guardò. Fece segno di proseguire.

Riusciti in strada aperta, dissi a un tratto, cosí per parlare: — C’è un confine tra questi e quegli altri?

Non disse nulla e sputò in terra.

— Voi ne avete già visti? stanno anche loro nei paesi?

— Magari, — mi disse, — li abbiamo lí sulla collina. Notte e giorno si tengono d’occhio.

Ormai, pensavo, sono in ballo. Se mi fermano, è fatta. A Chieri non potevo restarci. Alla villa, nemmeno. Se pensavo agli spaventi dell’inverno, al collegio, mi sentivo temerario, incosciente, ragazzo. Sapevo bene che in tutta la Langa non c’era un tedesco che sapesse il mio nome, ma ormai ci avevo fatto il callo e il terrore di tutti era anche mio: ogni spavento mi serviva per scusarmi.

Risalimmo sul carro. Smisi di parlare, perché mi accorsi che ricadevo sempre lí su quel discorso.

— Siamo ai Molini, — disse a un tratto l’amico. — A voi conviene levarvi le scarpe e traversare. Mi fermo laggiú.

Mentre il carro proseguiva cigolante, ci accomiatammo e gli gridai quel nome, la strada del ponte di ferro. Mi fece segno vagamente a una collina oltre Tanaro, stette a guardare incamminarmi, e sputò sulla strada.

Passata l’acqua e il largo greto, salii la collina con passo spedito. Mi chiedevo camminando dove Dino avesse dormito, mangiato; se i carrettieri bazzicavano anche di là da Torino, sulla montagna. Era partito col soprabito e la sciarpa. Se non fosse arrivato da Fonso, mi dissi, sarebbe tornato. Un ragazzo non corre pericoli.


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