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gine, davanti alla casa di Concia, ma poi giunsero Pierino e gli altri, e attese con loro le quattro.
Quando, entrati nella stazione, pazientarono tutti sulla banchina e si sentí finalmente il tintinnio segnalatore del treno, Stefano stava sbirciando il paese antico che sporgeva miracolosamente sul tetto, quasi a portata di mano. Poi vide, contemporaneamente, il treno lontano, alla svolta; il capostazione sbucare gigantesco e farli indietreggiare tutti quanti; e davanti, oltre il canneto, il mare pallido che parve gonfiarsi nel vuoto. Stefano ebbe l’illusione, mentre il treno giungeva, che turbinassero nel vortice come foglie spazzate i visi e i nomi di quelli che non erano là.
(1938-39).
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