Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
Poi prese il coraggio alla gola, e di sera nell’ora proibita entrò nel piccolo negozio. La madre era già a letto; venne Elena sotto la bianca acetilene a servirlo. Le disse che pagava la stanza, perché tornava a casa; poi attese un momento, nel silenzio, e disse che il resto, nulla avrebbe potuto pagarlo.
Elena con la sua voce roca balbettò imbarazzata: — Non si vuole bene per essere pagati.
«Volevo dir la pulizia», pensò Stefano, ma tacque e le prese la mano inerte e la serrò, senza levare gli occhi. Elena, dall’altra parte del banco, non si muoveva.
— A casa chi ti aspetta? — disse piano.
— Non ho nessuna e sarò solo, — rispose Stefano, accigliandosi senza sforzo. — Vuoi venire stanotte?
Non dormí quella notte e ascoltò passare i due treni, della sera e dell’alba, con una delusa impazienza, anticipandone il fragore e trovandolo mancato. Elena non venne, e non venne al mattino, e spuntò invece il ragazzo dell’anfora a chiedere se voleva che andasse a prendergli l’acqua. Doveva aver saputo le novità, cosí bruno e monello com’era, e Stefano gli diede la lira che i suoi occhi chiedevano. Vincenzino scappò via saltando.
Nella mattina salí al Municipio dove gli fecero i rallegramenti e gli diedero un’ultima lettera. Poi andò all’osteria dove non c’era nessuno. Sarebbe partito alle quattro di quel pomeriggio.
Traversò la strada per salutare Fenoaltea padre. Trovò pure Gaetano, che lo prese a braccetto e uscí con lui cominciando un discorso dove gli chiedeva di scrivere se potesse trovargli un buon posto lassú. Stefano non pensò di chiedere che lavoro.
Vennero allora Beppe, Vincenzo, Pierino, e degli altri, e fecero una bicchierata e poi fumarono discorrendo. Qualcuno propose di giocare alle carte, ma la proposta cadde.
Appena mangiato, Stefano andò a casa, traversò il cortile, prese la valigia già chiusa, si guardò appena intorno e uscí nel cortile. Qui si fermò di fronte al mare, un istante — il mare che si vedeva appena, di là dal terrapieno — e poi girò il sentiero e risalí sulla strada.
Ritornando verso l’osteria salutava con un cenno qualcuno dei bottegai che conosceva. La soglia d’Elena era deserta.
All’osteria trovò Vincenzo, e parlarono un’ultima volta di Giannino. Stefano aveva pensato di fare un passo sulla strada dell’ar-
92 |